LA TRADIZIONE

DELL'OPERA  DEI  PUPI

L'opera dei Pupi è il teatro tradizionale della Sicilia. Esso si distingue da altre forme di teatro popolare per una particolare meccanica di movimento e per i suoi contenuti e canovacci prevalentemente d'ispirazione epico-cavalleresca.

Stabilire con certezza  la data d'inizio della tradizione del teatro dell'opera dei Pupi siciliana è assai difficile. Già presente nel panorama isolano con la tradizione del teatro delle marionette sin dal tempo di Senofonte e Socrate, fu durante il periodo delle dominazioni normanna e spagnola che si ebbe la presenza  in Sicilia di spettacoli ispirati all'epopea cavalleresca.

La tradizione dell'Opera dei Pupi, comunque, affonda le proprie radici nei "maggi epici", nel "cuntu", e nel teatro delle marionette in genere, ma a differenza di questi pone al centro del proprio essere la battaglia e il combattimento come forma di rivalsa storico-sociale del popolo, nonchè la ricerca e la sperimentazione di nuove forme tecniche di meccanica e movimento delle marionette, operando così una sostanziale modifica alla concezione costruttiva della marionetta ed arrivando negli anni, talora attraverso grandi e sostanziali cambiamenti, alla scuola dei pupi siciliani.

Spinta dalla rilevante opera svolta dal teatro dell'arte e dai cantastorie, l'opera dei pupi si realizza, nella forma in cui oggi si conosce, nei primi decenni dell'ottocento.  

Le aree geografiche che più di ogni altro furono legate a quest'innovazione tecnico-artistico furono Palermo e Catania, dove ingegnosi artigiani ed artisti, in continua e serrata "competizione" diedero vita ad uno degli eventi socio-culturali più rilevanti, nel periodo subito dopo l'unità d'Italia, e proprio con l'avvento di questo nuovo periodo di "libertà", nasce la vera Opera dei Pupi, non con le marionette parlanti, come soleva definirle il Verga, ma con i pupi!

Gli iniziatori di quest'arte furono, nella Sicilia occidentale, i Greco ed i Canino, mentre nella parte orientale, le famiglie Crimi e Grasso.

Subito in aperta e proficua "concorrenza" le varie famiglie diedero vita alla realizzazione di scuole di costruzione e laboratori d'apprendimento, dove i "carusi", affascinati da sempre, e vincolati da meno regole che ai  giorni nostri, ne frequentavano assiduamente le varie sale assistendo ai lavori, ed apprendendo l'arte dalle mani dei maestri.

La Famiglia che più d'ogni altro diede pulsione alla storia fu quella dei Grasso, nella provincia di Catania, a cui si riconosce,  l'invenzione dei "pupi armati".

I loro pupi alti più di 140 cm. ed il cui peso superava i 25 Kg., fu la grande innovazione del teatro di figura popolare siciliano .

Don Giovanni Grasso, capostipite della famiglia, nato ad Acicatena 1792, dove si sposò all'età di 42 anni, diede notevole impulso alla realizzazione di pupi la cui struttura assomigliava a degli "uomini di legno", ed insieme ai suoi figli, Giovanni ed Angelo furono i precursori di "nuovi artisti e teatranti" dell'opera dei pupi in tutta la Sicilia orientale.  

Giovanni, il nipote di Don Giovanni Grasso, nato ad Acireale nel 1873, dopo un'esperienza come apprendista puparo, nella città natìa, fu grande interprete del teatro di prosa siciliano, ed insieme ad Angelo Musco, anch'egli espressione delle "botteghe dei pupari", diedero vita al teatro di prosa siciliano. 

A Palermo invece, la tradizione dei "casotti napoletani" prima, (molto vicini ai burattini), il diretto flusso di scambi con Napoli, dove rilevante era la tradizione delle marionette, dopo, e l'esigenza di rappresentare gli spettacoli nei palazzi dei nobili,  "impose" ai pupari alcuni scelte diverse dai pupari della Sicilia Orientale.

I pupi palermitani misurano circa 70/80 cm. ed il loro peso non va oltre i 6/7 Kg. Il pupo in definitiva ripercorre la strada tracciata dalla tradizione del teatro delle marionette classiche, eccezion fatta per le armature e le storie cavalleresche.

Anche la struttura dei pupi e le relative tecniche di manovra degli stessi, ci riconducono alle tradizioni di marionette presenti nel panorama italiano, europeo e mondiale. 

Alcune differenze hanno sempre determinato motivi di confronto tra le due scuole. I pupi che fanno riferimento alla tradizione palermitana hanno ginocchia snodabili poiché il peso di soli 6/7 kg. consente ai manovratori di poterli sorreggere per lunghi tratti di recitazione, diversamente dai pupi di stile catanese, tra i 15 e i 25 kg., nei quali la realizzazione degli arti inferiori rigidi, ha agevolato i manovratori, alleviandone la fatica.

La spada sempre in pugno, ad esempio, nei "catanesi", si determina dal fatto che il perno centrale della rappresentazione è il duello, il combattimento. Un combattimento vero, pieno di colpi e scontri, unico nel genere del teatro di figura, a differenza della scuola occidentale dove la sceneggiatura dei testi spazia dal teatro epico, a rappresentazioni di vita sociale o temi classici.

Ulteriore diversità di manovra troviamo nella scuola di Acireale, che, alzando il banco di manovra al di sopra dei pupi stessi fino ad un'altezza di cm. 140, riesce a manovrare sia davanti il banco con speciale effetto di prospettiva e profondità, sia dietro lo stesso banco. Tale innovazione fu operata ad Acireale, negli anni '20, dal puparo Mariano Pennisi, detto Nasca, padre adottivo del puparo Emanuele Macrì, il più rappresentativo puparo del panorama della città di Acireale.

Tra la fine degli anni '40 e gli inizi degli anni '50, Turi Grasso, appena sedicenne, comincia a frequentare il teatro di Macrì di Acireale, del  quale, in pochi anni, diventa valido collaboratore, manovratore e restauratore dei pupi.

La presenza continua e proficua alla scuola del "cavaliere Macrì",  consente a Turi, oltre che apprendere l'arte e le tradizioni del teatro dei pupi, di partecipare insieme alla compagnia Macrì a tournèe all'estero  ed  in Italia, (Belgio, corte di re Baldovino, Svizzera, Germania, Milano), oltre a tantissimi spettacoli in Sicilia e nel teatro di Acireale. (1950/1963).

Alla fine del 1963, dopo l'ultima uscita insieme al maestro, Turi Grasso, spinto dal carattere indipendente, dalla passione sfrenata per il teatro ed i pupi, dal bisogno economico (poveri e miserevoli erano i proventi delle collaborazioni con Macrì), ma più ancora dal guanto di sfida lanciatogli una sera dal maestro, che gli disse: "Tu si pazzu si cridi d'essiri capaci a custruiriti 'i pupi e 'u tiatru ppi cuntu to'!", decide di mettersi in proprio.

A questo progetto Turi Grasso diede anima e corpo, mettendosi subito al lavoro aiutato dalla moglie Venera, e già dall'anno successivo aveva pronto tutto il necessario per rappresentare: i pupi, le scene, l'attrezzatura scenica, il banco di manovra, la compagnia e da allora in poi Turi Grasso ha esercitato questa attività come unica e principale fonte di sostentamento per sé e la sua famiglia. 

Iscritto negli albi artigiani della Camera di Commercio di Catania, come marionettista (non esiste nessuna classificazione a livello nazionale di Puparo), costruttore e restauratore di pupi, ha dato alla sua vita, una svolta decisa e coraggiosa, proiettandosi verso un futuro incerto e che sperimenterà pieno di sacrifici, sofferenze, delusioni, per il mestiere, di cui tutto si può dire tranne che sia stato per i pupari fonte di arricchimento.

Il maestro Turi è stato l'unico ad Acireale in questi ultimi trent'anni a continuare quest'arte: l'arte del puparo.

Tanti acesi si sono accostati al teatro "di l'opira da' vanedda Alessi", manovratori, parlatori, scenografi, fotografi, pittori,  "general managers" ma nessuno di questi valenti "cultori di l'opira" ha scelto i pupi ed il teatro dei pupi come impegno ed attività principale della loro esistenza.

Oggi Turi, nel festeggiare i suoi cinquant'anni di attività, mette, ancora una volta a disposizione della città e dell'arte, le sue esperienze, la sua capacità artistica e la partecipazione della sua famiglia, per la continuazione di una grande tradizione come quella del teatro dei pupi di Acireale.

Il restaurato "Teatro Macrì", luogo appartenuto alla tradizione dei pupi di Acireale, farà rivivere gli antichi splendori, in collaborazione con quanti hanno a cuore le sorti del teatro, delle tradizioni, e dell'opera del puparo, che si coniuga con l'impegno a superare ostacoli burocratici, inutili "battaglie" campanilistiche, e rivalutazione appieno del lavoro e dell'arte.

© testi e foto appartenenti all'archivio del puparo Turi Grasso di Acireale (CT) - Italy.

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